Intensa e avvolgente ballata alla Ivano Fossati, con echi di Battiato, che unisce la voce calda e sofferta del cantautore catanese, il piano pop di Fabio Abate, gli archi classici di Adriano Murania e un tappeto percussivo elettronico. Terzo singolo di Cucè, piuttosto che un addio (come lascerebbe intuire il titolo del brano), è un arrivederci a un album che uscirà nel 2022. «È una lettera aperta, verso chi per lungo tempo ha creato in noi una dipendenza affettiva, verso chi ci ha rinchiusi dentro una gabbia da cui solo attraverso una profonda riflessione ed una profonda crisi riuscirai ad uscire», spiega l’autore. «Che sia un rapporto di amicizia o sentimentale ognuno di noi, almeno una volta nella propria vita, ha provato questo disagio… Ed è proprio il distacco l’unica arma utile per uscire fuori e respirare nuovamente: solo lasciando andare via chi per troppo tempo è stato capace solo di dissetarsi dalla tua fonte prosciugandola, si può essere liberi. L’ego e l’arroganza misto alla presunzione e al narcisismo più patologico sono spesso le caratteristiche più comuni del nostro carceriere… Sarai vittima di colui o colei che attingerà da te tutto ciò che potrà, per alimentare la propria autostima con la conseguenza di assorbire tutte le tue energie, svuotandoti e rendendoti arido… La libertà da tutto questo indicherà solo una nuova rinascita». Una canzone universale ed al contempo profondamente intima. Giuseppe Cucè rinnova la canzone d’autore con un elettropop di qualità.
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